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Pino Daniele, un pezzo di storia musicale napoletana

E’ andato via troppo presto, a soli 60 anni, dopo aver dato la voce e l’anima ad una città intera ed averla fatta conoscere a tutto il mondo; Pino Daniele è Napoli, e l’ha sempre rappresentata fieramente, anche quando non cantava. Primo dei sei figli di un operaio portuale napoletano, Pinuccio, questo l’affettuoso nomignolo che gli ha da sempre appioppato la sua gente, è cresciuto in una famiglia povera, vivendo i primi anni della sua infanzia in un basso, poi si trasferì a casa delle zie, che gli offrirono una sistemazione migliore; la sua passione per la musica non tardò a manifestarsi, ed a scuola conobbe anche qualche amichetto con cui condividerla, Enzo Gragnaniello per esempio.

Aveva 12 anni quando salì per la prima volta su un palcoscenico, e lo fece in occasione di una festa per bambini, evento in cui provò direttamente sulla pelle anche la terribile esperienza di steccare con la voce davanti al pubblico; imparò in poco tempo a suonare la chitarra da autodidatta, poi fu forse il clima di contestazione sociale del sessantotto che gli fece scoccare la scintilla giusta per iniziare a scrivere e cantare.

Dall’esordio ai primi successi

Il primo gruppo in cui ha suonato ’o mast (il maestro), altro soprannome con cui è conosciuto Pino a Napoli, si chiamava New Jet, ma fu un’esperienza brevissima che non ha lasciato tracce rilevanti, cosa che è poi invece successa con i Batracomiomachìa, un sestetto in cui militò insieme a Enzo Avitabile, Rosario Jermano, Rino Zurzolo, Enzo Ciervo, e Paolo Raffone, tutti musicisti napoletani oggi molto conosciuti.

Fu comunque il 1975 l’anno in cui Pino Daniele iniziò a lavorare con una certa costanza, collaborando con molti dei nomi più conosciuti nell’ambito della musica napoletana ed italiana come Aurelio Fierro, Gianni Nazzaro, Bobby Solo, dopodichè entrò a far parte dei Napoli Centrale come bassista, suonando insieme a James Senese, che più tardi diventò il suo sassofonista e lo rimase per un bel po’ di tempo. I tempi per sfornare il suo primo album erano ormai maturi e finalmente nel 1979 viene pubblicato Terra Mia, primo lavoro in studio fatto per conto della etichetta discografica milanese EMI. Da quel momento in poi, iniziano i 40 anni di carriera di un grandissimo uomo ed artista.

Gli anni ottanta e la sua consacrazione

Che calore e Fortunato, questi i titoli dei due brani presenti sul suo primo 45 giri che la EMI pubblicò prima del lancio di Terra Mia, e che fecero già capire chiaramente a tutti che era nata una leggenda; poi altre canzoni che hanno lasciato il segno come Libertà, ‘Na tazzulella ‘e cafè ma soprattutto Napule è, composta all’età di 18 anni, e destinata, come lui stesso aveva previsto, a diventare una sorta di inno commemorativo per lui e per tutta la città di Napoli.

All’inizio degli anni 80 Pino Daniele era già a tutti gli effetti un artista di prima fascia, e fu infatti lui ad essere scelto per aprire lo storico concerto di Bob Marley allo stadio San Siro davanti ad 80.000 persone; il 1980 è anche l’anno di pubblicazione di Nero a Metà, terzo lavoro in studio di Pinuccio dopo Terra mia e Pino Daniele, un album che segnò definitivamente il suo successo e che ancora oggi è presente nella classifica dei 100 albums italiani più belli di tutti i tempi stilata dalla rivista statunitense Rolling Stone.

La grande amicizia con Massimo Troisi

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Non ci sono soltanto 23 albums incisi in studio e 6 registrati dal vivo nella prestigiosa carriera di Pino Daniele; sono infatti molto conosciute anche alcune bellissime canzoni che hanno fatto da colonna sonora ad altrettanto celebri films, specialmente quelli del grande attore comico napoletano Massimo Troisi, con il quale Pinuccio strinse una forte amicizia che andava ben oltre la collaborazione artistica. E’ obbligatorio citare Ricomincio da tre, Le vie del Signore sono finite, Pensavo fosse amore, invece era un calesse, tre capolavori che hanno reso celebre Massimo Troisi anche grazie alla musica del suo amico Pinuccio, così come Mi manda Picone di Nanni Loy, Amore a prima vista di Vincenzo Salemme o Blues Metropolitano del regista napoletano Salvatore Piscicelli, tutti films arricchiti dalle bellissime emozioni che soltanto ’o mast sapeva trasformare in musica, una musica che toccava l’anima fino al punto più profondo, e che ancora per molto tempo emozionerà perfino chi non comprende la lingua partenopea.